1° passo
Diventare più consapevoli dell’emozione del figlio.
Prima di allenare il proprio figlio emotivamente, sarà senz’altro utile fermarsi a riflettere sulla consapevolezza della vostra vita emotiva adulta. Un modo per approfondire la propria consapevolezza emotiva è tenere un registro delle emozioni, utilizzando un diario sul quale descrivere le vostre emozioni e i sentimenti che provate quotidianamente. Prendete nota del tipo di pensieri, d’immagini e di linguaggio che i vostri sentimenti suscitano in voi. Cercate degli spunti nelle metafore che utilizzate per descrivere i vostri sentimenti.
Tipo di cose di cui prendere nota:
- episodi in cui ultimamente avete gridato o avete perso la pazienza;
- il modo in cui vi siete sentiti riguardo a quell’emozione;
- se dopo vi siete sentiti sollevati o vi siete vergognati. Se vi siete sentiti a disagio o in ansia riguardo al modo di manifestare le vostre emozioni;
- se gli altri si sono accorti di quel che vi stava capitando;
- se avete parlato con qualcuno del vostro stato emotivo;
- cosa fate ogni volta che vedete arrabbiato, triste o spaventato vostro figlio.
Registrare e scrivere tali eventi vi aiuterà a sviluppare una maggiore abilità di attribuire un nome alle emozioni definendone il contenuto. Emozioni che un tempo potevano sembrare misteriose e incontrollabili, potranno così assumere dei connotati più definiti precisi.
Occorre, a questo punto, precisare che essere una persona sensibile ed emotivamente consapevole non significa necessariamente essere sempre in grado di interpretare e comprendere i sentimenti dei propri figli.
I bambini e i ragazzi, spesso, esprimono le loro emozioni indirettamente e con modalità che lasciano gli adulti perplessi.
I bambini, ad esempio, pur avendo ragioni precise per le loro emozioni manifeste non sono in grado di articolarle in modo verbale. Quando ci accorgiamo che i nostri ragazzi si arrabbiano o sono tesi riguardo a una questione che ci sembra irrilevante, forse può essere utile fare un passo indietro e osservare il grande quadro che è la loro vita. Un bambino di tre anni ha difficoltà a dire: “Mi dispiace di essere stato capriccioso ultimamente, mamma, ma il trasferimento nel nuovo asilo mi ha davvero stressato”.
Un ragazzino di otto anni probabilmente non vi dirà: “ Mi sento così teso quando tu e papà discutete”, ma forse è proprio questo quello che sta provando.
Ricordiamo che per i bambini, fino ai sette anni, i segnali dei sentimenti vengono rivelati spesso nei giochi di fantasia del “far finta che” attraverso i quali è più facile esprimere le paure legate ad argomenti seri come l’abbandono, la malattia, il dolore, la morte.
Sintomi di difficoltà emozionali nei bambini possono anche rivelarsi sotto forma di comportamenti quali il mangiare troppo o la perdita dell’appetito, gli incubi notturni, dolori di testa e di pancia, riprendere improvvisamente a bagnare il letto, fobia scolastica, ansia di separazione, bullismo.
Se sospettate che vostro figlio si senta triste, arrabbiato, o spaventato, potrà essere utile che cerchiate di mettervi nei suoi panni, e vi sforziate di vedere il mondo dal suo punto di vista che è molto più immediato, privo di esperienza e per questo motivo più vulnerabile.