5° passo
Porre dei limiti, mentre si esplorano le strategie per risolvere il problema in questione.
Una volta che avrete passato del tempo ad ascoltare vostro figlio e ad aiutarlo a dare un nome e comprendere le sue emozioni, vi troverete nella fase di dover intraprendere un processo di “soluzione del problema”. Tale fase può essere ulteriormente divisa in 5 momenti distinti a scopo esplicativo.
A . PORRE I LIMITI
La risoluzione del problema inizia spesso con il genitore che si trova nella condizione di dover porre dei limiti a un comportamento inopportuno. Bambini e ragazzi quando si sentono frustrati spesso esprimono i loro sentimenti in modo inadeguato, ad esempio, picchiando un compagno, rompendo un giocattolo o dicendo parolacce. In questi casi, seguendo le fasi dell’allenamento emotivo, il genitore per prima cosa può aiutare il figlio a riconoscere l’emozione che sta dietro il comportamento riprovevole. In questa delicatissima fase, è importante spiegare che “il problema non è nei sentimenti, ma nei comportamenti”. Tutti i sentimenti sono accettabili, ma non tutti i comportamenti lo sono. Di conseguenza è compito dei genitori porre dei limiti agli atti, ma non ai sentimenti. Le sensazioni di un bambino o di un ragazzo che prova tristezza, paura o rabbia non scompaiono semplicemente perché un genitore gli dice: “Smetti di piangere” perché ciò gli farà perdere la fiducia nei sentimenti che prova e diminuirà la stima che ha di sé.
I bambini rispondono meglio se le conseguenze sono concrete, lealmente definite e connesse direttamente al cattivo comportamento. In nessun caso utilizzare le punizioni corporali. Picchiare i figli insegna loro che l’aggressione è un modo corretto per ottenere quel che si vuole. Alcuni studi sul bullismo dimostrano che i bambini picchiati sono inclini a picchiare i propri compagni di gioco, specialmente quelli più piccoli e deboli e a lungo termine i bambini picchiati sono adolescenti e adulti più aggressivi degli altri. Dare un ceffone ai propri figli o minacciare una punizione fisica funziona solo a breve scadenza arrestando nell’immediato il cattivo comportamento, ma elimina la possibilità di insegnare al bambino l’autocontrollo e la strada verso la risoluzione dei problemi.
B - IDENTIFICARE GLI OBIETTIVI
Una volta che il genitore ha ascoltato con empatia il figlio, lo ha aiutato a dare un nome ai suoi sentimenti e posto limiti ai comportamenti inaccettabili è opportuno passare ad un’altra fase quella in cui vengono identificati gli obiettivi nella risoluzione dei problemi. Per identificare un obiettivo rispetto alla soluzione dei problemi, chiedete a vostro figlio che cosa vorrebbe ottenere riguardo al problema in questione. Spesso la risposta è semplice: sistemare un gioco che si è rotto, risolvere un problema scolastico difficile, risolvere un conflitto con un compagno o un fratello. Nel caso si tratti di un problema di non facile soluzione (l’animale di vostro figlio è morto, il suo migliore amico si è trasferito, non è riuscito ad ottenere la parte che desiderava nella recita di fine anno, un amore non ricambiato) l’obiettivo può essere trovare un conforto che lo aiuti ad accettare la perdita.
C - PENSARE A SOLUZIONI POSSIBILI
Cooperate con vostro figlio per elaborare delle opzioni per la risoluzione dei problemi. Le idee dei genitori possono essere un’importante risorsa per i bambini che hanno ancora difficoltà nell’elaborare soluzioni alternative. E’ importante, tuttavia, astenersi da un intervento troppo pressante. Se volete che vostro figlio si impadronisca delle conclusioni, dovreste incoraggiarlo a generare, per quanto è possibile, da solo le sue idee. E’ importante ricordare che i bambini al di sotto dei dieci anni non sono dei grandi pensatori astratti, per cui incontreranno notevoli difficoltà nel tenere a mente più di un’opzione alla volta. Quindi, non appena arriverete a elaborare insieme un’idea è probabile che un bambino di questa età cerchi di metterla in pratica senza considerare le altre alternative.D - VALUTATE LE SOLUZIONI PROPOSTE SULLA BASE DEI VOSTRI VALORI FAMILIARI
In questa fase, chiedete al bambino di riflettere se la soluzione individuata è quella giusta secondo i vostri valori familiari (ad esempio, chiedetevi e chiedete al bambino se la soluzione individuata arreca danno ad altri, non rispetta le regole di comportamento che insegnate ai vostri figli, etc.).E - AIUTARE IL BAMBINO A SCEGLIERE UNA SOLUZIONE
Una volta che avete esplorato insieme a vostro figlio le implicazioni delle varie ipotesi, incoraggiatelo a scegliere una o più opzioni. Ricordate che, anche se volete aiutare vostro figlio a prendere delle decisioni giuste, i bambini imparano molto dagli errori. Se vostro figlio sembra protendere verso un’idea che sapete essere impraticabile ma innocua, potreste decidere di fargli provare a metterla in pratica. In questo modo imparerà dall’esperienza che si può sbagliare, ma che con il tempo è possibile trovare delle soluzioni positive e risolutive ai propri problemi.